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Implicazioni Pagane E Simbolismi Nel Culto Di San Gennaro

Il 19 settembre si celebra San Gennaro, patrono di Napoli. Anzi, uno dei 52 santi protettori della città, il più importante forse. Di sicuro il più amato dai napoletani.

Non esiste un napoletano che, almeno una volta nella vita, non si sia recato ad assistere alla suggestiva cerimonia dello scioglimento del sangue del Santo.
Sulla vita di San Gennaro si è raccontato molto, come per quella di tutti i santi. Quasi tutti sono concordi nell’affermare che sia nato il 21 aprile del 272 a Benevento. Si meritò l’appellativo di Santo per non aver rinnegato la fede cristiana ed essere stato per conseguenza martirizzato. A macchiarsi le mani fu l’imperatore Diocleziano, che dei cristiani non ne voleva proprio sapere.

Origini del culto

San Gennaro, il cui vero nome sembra fosse Procolo Ianuarius, nacque a Benevento. E’ uno dei più famosi e celebrati martiri della Chiesa Cattolica, ucciso per non aver rinnegato la sua fede e condannato alla decapitazione.
Tempo dopo la sua morte, una donna di nome Eusebia raccolse il sangue ormai rappreso del martire in due ampolle, che consegnò al Vescovo. Davanti agli occhi meravigliati dei presenti il liquido contenuto nelle ampolle si sciolse misteriosamente e quello fu l’inizio del culto ancora oggi radicato in queste terre.

Implicazioni pagane

Che il Cristianesimo abbia inglobato e fatte sue numerose tradizioni pagane già esistenti da secoli e rispettate dai popoli, per un processo che prende il nome di sincretismo, è cosa ormai nota. Noi stessi ne abbiamo fatto menzione in articoli precedenti.
Sorprende, tuttavia, ritrovare in un culto così importante per la Chiesa e per la città di Napoli, elementi così dichiaratemente pagani.

Il nome

Uno dei primi  elementi che balza all’occhio è sicuramente legato al nome del Santo. Gennaro era in realtà il cognome o secondo nome. C’è in verità parecchia incertezza in merito al primo nome. Alcune fonti dichiarano che fosse Procolo, altre Publio Fausto. In entrambi i casi si tratta di nomi molto in voga a quel tempo.
E’ invece molto curioso constatare che la parola Gennaro, derivi dal latino Ianuarius ed anche in questo caso le fonti si dividono.
Era usanza dare questo nome ai nati nel mese di Gennaio, mese consacrato al Dio pagano Giano. Ma sappiamo che era nato nel mese di aprile, quindi perchè consegnarlo alla storia con un nome simile, col quale ancora oggi viene designato?
Viene spontaneo dedurre che il Dio pagano Giano avesse un ruolo molto più importante nel culto di questo martire, poi divenuto Santo. Ed è ciò che crediamo anche noi.

Sincretismo

Era un’usanza molto diffusa, nel corso di quella che oggi viene chiamata “opera di evangelizzazione”, volta a convertire il più vasto numero di persone possibili, adottare una certa tolleranza nei confronti dei diversi credi religiosi. Nello stesso impero romano, ancora in epoca precristiana, sussistevano nella vastità dei territori controllati, numerosi movimenti religiosi.
Non sarà che i Cristiani avevano compreso che i culti pagani, da sempre legati ai cicli della natura ed aventi perciò fondamento empirico, prendevano in considerazione elementi oggettivi, impossibili da sdradicare? Facciamoci una riflessione.

Giano

Giano bifronte

Foto dal web

Giano è una delle dività più importanti del pantheon ellenistico prima e romano poi. L’estrema rilevanza di questa figura risiede nell sua immanenza. Pare infatti che il dio non fosse stato generato da nessun altra entità divina, contrariamente a tutte le altre. Si pensa addirittura che il suo culto fosse pre-esisente, quando i Greci ed i Romani stabilirono i loro imperi su quei territori. Ed è qui che volevamo arrivare.

Bifronte

Giano (da Ianua = la porta) era la dività dell’inizio e della fine. Incarnava laduplicità del maschile e femminile. Viene denominato Bifronte, rappresentato con due facce, per la sua capacità di guardare al passato ed al presente.Questo implica e si rifà ad una visione del tempo ciclica e non lineare, come siamo abituati a pensare oggi.
Divenne quindi custode dei passaggi, le porte, i ponti, delle nuove imprese. In tempo di guerra era usanza tenere spalancate le porte del tempio a lui dedicato, affinché propiziasse la buona riuscita dell’impresa. A lui si offrivano sacrifici, che come sappiamo constistevano nell’uccisione di animali allo scopo di ottenere il favore della divinità. Anche qui, come possiamo rilevare, la presenza del sangue ha un ruolo importante nel rituale.
Il dio viene raffigurato con le due teste, mentre tiene in mano una chiave ed un bastone. Veniva celebrato nei momenti di transizione: tra un’impresa e l’altra, tra una stagione e la successiva.

Giano e Diana

Foto dal web

La duplice valenza del dio ed il suo stesso nome, per non parlare del fatto che, come abbiamo detto, il suo culto fosse presente già prima dell’avvento del paganesino greco-romano, ci fa pensare che Giano sia legato alla figura di Diana.

Divenuta divinità minore nel pantheon ellenistico, a matrice essenzialmente maschilista, Diana trae origine dagli antichi culti della Grande Madre. In tempi più recenti, le seguaci del suo culto prenderanno il nome di Ianare.
Vi fa pensare a qualcosa? E’ una coincidenza che anche nella storia di San Gennaro è una donna, Eusebia, a raccogliere il sangue e custodirlo, fino alla consegna al Vescovo e alla manifestazione del fenomeno dello scioglimento che darà origine alle celebrazioni che hanno luogo ancora oggi?

Il sangue

Vi è una matrice comune nella narrazione fatta fin ora ed è la presenza del sangue. Liquido biologico, simbolo di vita per eccellenza, accompagna tutti i rituali già antecedenti al Cristianesimo.
Abbiamo citato, infatti i sacrifici, umani ed animali che fossero, servivano a propiziare il favore delle divinità. Anche la religione cristina ricalca lo stesso schema, ponendo “il sangue di Cristo” al centro del rituale simbolico principale detto “Eucarestia”.
Il sangue che si scioglie ciclicamente, rappresenta un vero e proprio rito di passaggio. Resta “dormiente” nella sua teca per tutto l’anno ed in tre occasioni specifiche, ne parleremo più avanti, ritorna alla sua forma liquida, ritorna a scorrere. Come al compiersi di un ennesino sacrificio. Il fluire del liquido simboleggia la vita che finisce per ricominciare. Per i Cristiani è il corpo che diviene spirito. Un rituale di passaggio per eccellenza.
Nel culto di San Gennaro tre sono i momenti chiave in cui il fenomeno avviene: la prima domenica di maggio, il 19 settembre ed il 16 dicembre. Anche in questo caso la scelta della cadenza non è casuale, in quanto sono in concomitanza con feste celebrate già dai pagani.
Il primo di maggio si festeggia Beltane o Caledimaggio oppure Primomaggio (divenuta poi Festa dei Lavoratori per influenza massonica), che è a metà tra l’equinozio di primavera ed il solstizio d’estate. Si rende omaggio all’estate alle porte, si semina ciò che verrà raccolto in estate, ci si apre alla fase estiva dei lavori legati alla terra, alla natura ed ai suoi cicli. Un rito di passaggio, potremmo dire.
Il 19 settembre si ricorda il martirio di San Gennaro, decapitato dall’Imperatore Diocleziano. Cade in concomitanza con l’equinozio d’autunno, anch’esso momento di transizione, il sole nel cielo scende dall’emisfero settentrionale a quello meridionale, con conseguente diminuzione delle ore di luce. Sancisce la fine dell’estate, ci si prepara ad una fase meno produttiva della terra, si pensa a preservare gli ultimi raccolti in vista dell’inverno. Sembrerebbe un altro rito di passaggio.
Il 16 dicembre è l’occasione in cui si ricorda l’eruzione del Vesuvio del 163, che risparmiò miracolosamente la città.  La data concide quasi con un’altra festa pagana: il solstizio d’inverno. momento di riflessione in cui accogliere il buio, che da questo momento inizia a dominare le nostre giornate. Gli animali vanno in letargo, la natura si addormenta, per poi risvegliarsi a primavera.

La buona sorte

Il rituale dello scioglimento del sangue avviene in una cattedrale gremita, in cui l’archivescovo scuote l’ampolla con movimenti codificati. Gli occhi di tutta la città sono puntati su quell’oggetto vitreo, la tensione sale. I fedeli accompagnano il rituale con preghiere pronunciate a ripetizione, quasi fossero dei mantra, in un crescendo.
Alcune donne dette “le parenti di San Gennaro” recitano invocazioni. L’isteria è dilagante. Quasi come in un rito sciamanico i fedeli sembrano in trans, preda di una fascinazione collettiva ed attendono che il miracolo si compia.
Se questo accade i napoletani sanno che la loro città sarà protetta da terremoti ed altre calamità.

Conclusioni

Come abbiamo cercato di spiegare, tutto ci riporta ai riti primordiali legati alla Madre Terra. Sepolti da secoli di oppressioni ed inutili guerre religiose, le celebrazioni del ciclo delle stagioni e della Natura sono state quasi completamente offuscate. Tuttavia resta nella nostra cultura la radice checi lega ad un remoto passato fatto di gesti semplici, rispetto nei confronti della natura e e di noi stessi. Sta a noi andare a riscoprirle.

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