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Samhain E Halloween

E’ ormai credenza e convinzione comune che ciò che noi oggi chiamiano Halloween sia di derivazione anglosassone o irlandese.

E’ un dato di fatto che i Celti celebrassero il 31 ottobre il loro Capodanno, Samhain, la fine del periodo di luce. Accoglievano il nuovo anno salutando il vecchio, celebravano riti propiziatori, in alcuni casi offrivano doni o sacrifici.

La storia di Jack ‘o Lantern è ormai largamente nota. Anche anche in Italia è ormai usanza diffusa intagliare volti spaventosi sulle zucche, ponendovi all’interno una candelina accesa.

Bisogna  però riflettere sul fatto che l’abitudine di travestirsi , chiedere e offrire doni, celebrare dei riti sia comune a molte culture lontane fra loro sia nel tempo, che nello spazio.

Il ciclo della natura

Le tradizioni di matrice pagana sono tutte legate al ciclo lunare/solare, nonché ai ritmi della terra legati alla sussistenza. La terra intesa come madre, che dona attraverso i raccolti i frutti che garantiscono la sopravvivenza alle stagioni più ostili.

In questo periodo dell’anno i contadini hanno terminato il raccolto del grano. Pongono il seme per un nuovo raccolto nel ventre della terra, al riparo. Esso si trova ora nel regno dell’ombra dove ricomincerà il suo ciclo di vita. Dal buio tornerà alla luce. I lavori agricoli sono meno frenetici, le attività all’aperto meno frequenti. Si pensa a conservare le provviste, il grano raccolto, che darà sostentamento durante l’inverno. Tutto questo a sostegno di una visione del tempo non lineare (come è oggi), ma ciclica.

Prendiamoci gioco della Morte

La cosa che forse più di ogni altra incuriosisce rispetto a queste celebrazioni è il fatto che in parecchie culture ci sia l’usanza di mascherarsi. In particolare da mostri, fantasmi, creature dell’oltretomba.

Ebbene si tratta di un modo per prendersi gioco della morte, quella fisica, che ci separa dai nostri congiunti e ci impedise di vederli in carne ed ossa. La morte in questa notte non ci fa paura, la prendiamo in giro.

C’è di base la convinzione che la morte altro non sia che un  passaggio da una condizione all’altra. E’ come se a livello archetipico l’uomo sapesse che la morte, vista come baratro, fine di tutto, non esista in realtà.

Questa affermazione trova sostegno nello studio dei culti dei morti, presenti già a partire dal Paleolitico, quando i corpi venivano sepolti assieme ad oggetti che sarebbero serviti loro nel “viaggio” in un altro mondo. Questo aspetto è comune a molte culture, da quella egizia a quella norrena. Come dicevo prima, lontane nel tempo e nello spazio.

Anche oggi, ad esempio, in Giappone c’è la credenza per la quale quando qualcuno muore, attraversa una porta di carta di riso detta Shoji. La porta si richiude dietro le sue spalle, ma la carta di riso è molto sottile e permette ai vivi di intravedere i morti e viceversa. Per questo motivo e per fare in modo che i morti lascino definitivamente le loro vestigia umane, in Giappone vi è ancora oggi l’usanza di cremare i corpi dei defunti.

In parole povere l’uomo ha sempre creduto che la morte fisica non fosse la fine di ogni cosa, che ci fosse cioè qualcosa ad attenderci una volta oltrepassato il velo che separa il mondo terreno da quello ultraterreno.

In questa notte, quando cioè i defunti varcano nuovamente quella soglia, ci si prende gioco della morte. Di quella concezione relativamente moderna che la ritiene una separazione definitiva. Ci si traveste da fantasma, ove il lenzuolo bianco rappresenta proprio il velo sottile tra i due mondi. Si preparano pietanze, ci si riunisce, si fanno degli scherzi, si offrono doni. Si festeggia tutti insieme.

Il simbolismo del FUOCO

In questa, come in altre celebrazioni pagane, un ruolo dominante è rivestito dal fuoco. Il fuoco, simbolo di luce. Metafora del dio solare che sta per morire, per poi rinascere. L’anno celtico che giunge a fine, così come la stagione del raccolto.

altare samhain halloweenIn questa occasione si liberano i braceri dalle ceneri e si riaccende il fuoco,  ad illuminare simbolicamente la strada per i defunti che ritornano dall’oltretomba, ma lo si fa anche per celebrare il rito di passaggio della morte.

Si allestiscono piccoli altari con candele accese di colore rosso, arancione, bianco e nero. La luce in opposizione perenne all’ombra.

Si ricordano i defunti con immagini o oggetti a loro appartenuti e risposti sugli altari casalinghi.

La porta, il passaggio

samhain hallowenLa notte tra il 31 ottobre e l’1 di novembre qualcosa effettivamente accadeva e accade. Si credeva che il velo tra il mondo manifeso e quello immanifesto si assottigliasse, si alzasse. Questo permetteva ai defunti di oltrepassarlo e camminare sulla terra di nuovo per una notte. Era molto radicata la credenza per la quale i defunti visitassero i congiunti, i quali per loro preparavano pietanze apposite (pan dei morti, ossa dei morti). Si apparecchiava a tavola un posto in più a significare che quella sera ci sarebbero stati degli “ospiti particolari”.

Si tratta quindi di una festività che incarna il simbolismo del passaggio, già ritrovato in altri riti di preparazione a questo periodo dell’anno. Una simbolica porta si spalanca in questa notte e lascia passare chi questo mondo l’ha lasciato, per quello sommerso. Ma il passaggio emblematico è anche tra il mondo della luce e quello dell’ombra.

Luce/ombra

Il binomio luce/ombra, rappresentato anche da quello vita/morte è una costante nei culti di matrice pagana e contadina. Già in altre occasioni  ne abbiamo fatto accenno, rimarcando come anche l’alternarsi del sole e della luna  evocasse  l’eterno conflitto tra maschile e femminile, insito negli esseri umani e figlio di un dualismo sempre più marcato, che vuole questi elementi opposti ed in conflitto.

In questo momento dell’anno in realtà questa opposizione cessa metaforicamente di esistere. La linea di confine tra la vita e la morte si fa molto labile, così come quella tra la luce e l’ombra.

L’ombra dentro di noi

A livello simbolico la morte rappresenta anche la nostra ombra, quella che abbiamo dentro di noi e che cerchiamo di non vedere, perchè crediamo che racchiuda in sé la nostra parte “cattiva”. La verità è che nell’ombra risiede il dolore, che non piace a nessuno, naturalmente. Ma l’ombra è una parte di noi ed in questo periodo dell’anno dobbiamo accoglierla, così come accogliamo i defunti che ritornano dall’oltretomba e li facciamo sedere a tavola con noi.

Il periodo di confronto con l’ombra inizia la notte di Samhain e si conclude a Yule. Simbolicamente il dio solare pagano, divenuto ormai un vecchio barbuto, muore, per poi rinascere a Yule il 21 di dicembre. La dea, che rappresenta l’ombra è invece immortale. Non muore, non rinasce.

L’usanza di intagliare la zucca e di porvi una candela all’interno, mutuata dalle leggende irlandesi principalmente e dal mito di Jack ‘o Lantern, ha valenza simbolica da questo punto di vista. La lanterna non illumina soltanto il cammino Jack nel regno deli morti  per aver ingannato il diavolo, ma rapresenta la nostra luce che sta per rinascere ad illuminare la nostra ombra.

Ricordiamo quindi chi non è più con noi, facendo tesoro del suo lascito, integriamo maschile e femminile dento di noi accogliendo la nostra ombra, accettandola e lasciando che la nostra luce la illumini.

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